PIERGIORGIO BELLOCCHIO tra i suoi amici, nella sua città

PIERGIORGIO
TRA I SUOI AMICI, NELLA SUA CITTÀ
con Alfonso Berardinelli, Angela Borghesi, Carlo Cecchi, Gianni D’Amo

DOMENICA 4 DICEMBRE 2022 | ORE 10
TEATRO FILODRAMMATICI di PIACENZA
(Via Santa Franca, 33)

Attingendo ai testi inediti ora proposti al lettore in Diario del Novecento, il libro che Bellocchio non ha fatto in tempo a vedere stampato, ma alle cui bozze ha lavorato fino agli
ultimi giorni di vita, ancora potremo leggere la sua «prosa parlata». E riascoltarne la voce dal timbro inconfondibile.

Piergiorgio Bellocchio (Piacenza, 15 dicembre 1931 – 18 aprile 2022) è stato scrittore, critico letterario, giornalista. Nel 1962 ha fondato con Grazia Cherchi e diretto per oltre vent’anni i «quaderni piacentini» (1962-84). Ha poi pubblicato «Diario», rivista “personale” interamente scritta col solo Alfonso Berardinelli (reprint integrale, Diario. 1985-1993, Quodlibet 2010). Dal 1977 al 1980 ha diretto a Milano la casa editrice Gulliver. Ha collaborato a vari periodici («Questo e altro», «Rendiconti», «Linea d’ombra», «Panorama», «Illustrazione italiana», «Tempo illustrato», «l’Unità»-Libri, «Paralleli», «King»); ha scritto prefazioni, voci per opere miscellanee, note di costume. Aveva esordito come narratore con tre racconti, I piacevoli servi, editi da Mondadori nel 1966. La sua produzione critico-saggistica è raccolta in: Dalla parte del torto (Einaudi 1989), Eventualmente (Rizzoli 1993), L’astuzia delle passioni. 1962-1983 (Rizzoli 1995), Oggetti smarriti (Baldini&Castoldi 1996), Al di sotto della mischia. Satire e saggi (Libri Scheiwiller 2007), Un seme di umanità. Note di letteratura (Quodlibet 2020). Nel 2022, a un mese dalla improvvisa scomparsa, è uscito il suo corposo Diario del Novecento (Il Saggiatore, a cura di Gianni D’Amo), scelta di testi inediti e immagini tratti dai suoi quaderni del periodo 1980-2000. Nel 2006 aveva promosso a Piacenza l’associazione politico-culturale Cittàcomune, di cui è stato presidente per un decennio.

Alfonso Berardinelli ha insegnato Letteratura contemporanea all’Università di Venezia fino alle dimissioni volontarie nel 1995. Già redattore dei «quaderni piacentini» negli anni Settanta e primi Ottanta, con il solo Bellocchio è stato coautore di «Diario» dal 1985 al 1993. Critico militante su diversi giornali e riviste, ha pubblicato tra l’altro: Il critico senza mestiere (Il Saggiatore 1983), La poesia verso la prosa (Bollati Boringhieri 1994), L’eroe che pensa (Einaudi 1997), La forma del saggio (Marsilio 2002 e 2008), Che noia la poesia (con H. M. Enzesberger, Einaudi 2006), Casi critici. Dal postmoderno alla mutazione (Quodlibet 2007), Poesia non poesia (Einaudi 2008), e ancora Discorso sul romanzo moderno. Da Cervantes al Novecento (Carocci 2016). Nel 2021 e 2022 ha raccolto nei voluminosi Giornalismo culturale. Un’introduzione al millennio breve e Un secolo dentro l’altro. Dal Duemila al Novecento (entrambi a cura di Marianna Comitangelo e Giacomo Pontremoli, Il Saggiatore) le note letterarie e di costume pubblicate sulla stampa rispettivamente tra il 2013 e il 2020 e tra il 1990 e il 2012.

Angela Borghesi insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano Bicocca. Dopo le monografie su Giacomo Debenedetti e Francesco De Sanctis, ha continuato a occuparsi di storia della critica con il volume Genealogie (Quodlibet 2011). Ha pubblicato saggi su Caproni, Nove, Grisoni, Zanzotto, Fenoglio, Calvino. Ha studiato la profonda influenza di Simone Weil nell’opera di Elsa Morante e Anna Maria Ortese: ne sono nati il volume Una storia invisibile. Morante Ortese Weil (Quodlibet 2015) e la raccolta di inediti e dispersi di Anna Maria Ortese Le Piccole Persone. In difesa degli animali e altri scritti (Adelphi 2016). Nel 2018 ha pubblicato L’anno della «Storia». 1974-75. Il dibattito politico e culturale sul romanzo di Elsa Morante. Cronaca e Antologia della critica; nel 2021 l’antologia, insieme botanica e letteraria, Fior da fiore. Ritratti di essenze vegetali, entrambi editi da Quodlibet.

Carlo Cecchi è una delle figure di spicco del teatro di innovazione in Italia. Formatosi alla scuola di Eduardo De Filippo, sin dai lontani esordi (ha fondato già nel 1971 la cooperativa Granteatro), sia come regista che come interprete ha privilegiato una recitazione fortemente antinaturalistica, combinando recupero del teatro popolare (soprattutto napoletano, da Petito a Scarpetta a Eduardo) e ricerche d’avanguardia ispirate all’esperienza di Brecht e del Living Theatre. Ha diretto e interpretato autori diversi come Brecht, Majakovskij, Büchner, Molière, Pinter, Shakespeare, Beckett, raggiungendo i migliori esiti con Pirandello (L’uomo, la bestia e la virtù, 1976) e T. Bernhard (Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me, 1990). Nel cinema, ha interpretato, tra le molte pellicole: Morte di un matematico napoletano di M. Martone (1992), La scorta di R. Tognazzi (1993), Il bagno turco di F. Ozpetek (1997), Appassionate di T. de Bernardi (1999), Arrivederci amore, ciao di M. Soavi (2006), Silk di F. Girard (2007), Io sono con te (2010) di G. Chiesa e Miele (2013) di V. Golino.

Gianni D’Amo ha a lungo insegnato storia e filosofia, fino al recente pensionamento. Attualmente è presidente di Cittàcomune. Ha collaborato con Piergiorgio Bellocchio all’edizione degli ultimi suoi libri, Un seme di umanità e Diario del Novecento, in cui ha scritto a mo’ di introduzione un ritratto dell’amico e maestro («Inedito Bellocchio»).

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