Con le ombre di Teatro Gioco Vita “La traviata” di Giuseppe Verdi, prodotta da LAC Lugano Arte e Cultura e dall’Orchestra della Svizzera italiana (OSI), in collaborazione con LuganoMusica, opera lirica che inaugura la stagione 2022/23 del centro culturale della città.
Dal 2 all’8 settembre il capolavoro verdiano farà il suo debutto al LAC diretto dal Maestro Markus Poschner alla guida dell’OSI, in un allestimento del regista Carmelo Rifici.
Oggi alle ore 19 in programma la prova generale.
È con le ombre di Teatro Gioco Vita La traviata di Giuseppe Verdi prodotta da LAC Lugano Arte e Cultura e dall’Orchestra della Svizzera italiana (OSI), in collaborazione con LuganoMusica, opera lirica che inaugura la stagione 2022/2023 del centro culturale della città. Dal 2 all’8 settembre il capolavoro verdiano farà il suo debutto al LAC diretto dal Maestro Markus Poschner alla guida dell’OSI, in un allestimento del regista Carmelo Rifici.
Oggi in trasferta a Lugano per la generale una nutrita rappresentanza di Teatro Gioco Vita, guidata dal direttore artistico Diego Maj e dal direttore di produzione Jacopo Maj.
Con l’importante collaborazione con il LAC di Lugano, con il quale il centro di produzione teatrale piacentino ha sottoscritto un protocollo d’intesa per il triennio 2022-2024, Teatro Gioco Vita si conferma punto di riferimento a livello internazionale per il teatro d’ombre contemporaneo, sempre in dialogo con altri linguaggi della scena.
Le ombre de La traviata sono state ideate e progettate da Nicoletta Garioni e Fabrizio Montecchi. La Garioni firma anche i disegni e le figure e, insieme a uno staff tecnico-artistico composto da Anna Adorno, Rossella Corna, Federica Ferrari, Erilù Ghidotti e Agnese Meroni, ha lavorato alla realizzazione di sagome, oggetti e luci.
Grazie agli essenziali ma potenti disegni di Nicoletta Garioni, dai tratti primitivi e ancestrali, che si trasformano per la scena in altrettante silhouette dal grande impatto iconico, e ai dispositivi proiettivi pensati da Fabrizio Montecchi e Anna Adorno e ben inseriti nell’impianto scenografico concepito da Guido Buganza, le ombre di Traviata costellano il tragico percorso di Violetta. «Come presenze ineffabili che abitano i luoghi della storia, – spiega Fabrizio Montecchi – le loro apparizioni sono ogni volta epifanie di un “altrove” perturbante. Nascono dagli arredi e dagli oggetti e si manifestano ovunque, sulle pareti come sui pavimenti e sui veli, con la determinazione di chi sa di essere, anche senza avere voce, spietato testimone di un lacerante pianto di dolore».
Dopo Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, che quattro anni fa segnò il debutto assoluto dell’opera lirica al LAC, il melodramma torna sul palco del centro culturale: Carmelo Rifici, direttore artistico del LAC, firma la regia dell’opera verdiana, mentre sul podio ci sarà il Maestro Markus Poschner alla testa dell’Orchestra della Svizzera italiana, accanto al Coro della Radiotelevisione svizzera, diretto da Andrea Marchiol. Una sfida importante, un esempio virtuoso dell’intensa creatività di un territorio piccolo e vivace come quello della Svizzera italiana.
Protagonisti dell’opera, nei ruoli principali, saranno il soprano Myrtò Papatanasiu (Violetta Valéry), il tenore Airam Hernández (Alfredo Germont) e il baritono Giovanni Meoni (Giorgio Germont), insieme a Sofia Tumanyan (Flora Bervoix), Michela Petrino (Annina), Lorenzo Izzo (Gastone, visconte di Létorières). Davide Fersini, (il barone Douphol), Laurence Meikle (il marchese d’Obigny) e Mattia Denti (il dottor Grenvil).
Un lavoro supportato da una squadra di professionisti che ha già collaborato alla creazione de Il barbiere di Siviglia: lo scenografo Guido Buganza, il light designer Alessandro Verazzi, la costumista Margherita Baldoni, il coreografo Alessio Maria Romano, ai quali si aggiungono appunto Fabrizio Montecchi e Nicoletta Garioni di Teatro Gioco Vita, alla sua prima collaborazione con il LAC. Prende parte allo spettacolo anche la Civica Filarmonica di Lugano, diretta da Franco Cesarini.
«La nostra Violetta – ha dichiarato il regista Carmelo Rifici – nasce direttamente dalle pagine musicali, più che dal libretto di Francesco Maria Piave. […] In contrapposizione con le edizioni registiche più spinte sul rapporto eros-denaro-morte, ho la netta sensazione che Violetta, […] spinta dal suo stesso autore, si ritrovi ad essere novello capro espiatorio di una società maschile e violenta. Se il suo amore per Alfredo sia vero o meno non è importante […] Violetta nasce, muore e rinasce ad ogni alzata di sipario, rito pagano di una società ipocrita. Ho calato la vicenda in un tempo astratto, un Ottocento reinventato, stilizzato, metaforico. Aiutato da giochi di luce e ombre, ho lasciato che Violetta si muovesse in uno spazio della memoria e dell’amore».
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UFFICIO STAMPA TEATRO GIOCO VITA, Ufficio stampa e comunicazione
Simona Rossi
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